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Mobbing tra colleghi: il datore di lavoro è responsabile se lascia correre

Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza n. 27913/2020

Accuse e offese continue a scopo di prevaricazione lasciate correre da parte del datore di lavoro nonostante ne fosse a conoscenza. Questo è il centro del caso esaminato dalla Corte di Cassazione (sentenza n. 27913/2020) e risolto col risarcimento delle vittima per invalidità temporanea causata da mobbing.

Con questa sentenza, la Corte ricorda come si ripudi da tempo «l’ideale produttivistico quale unico criterio cui improntare l’agire privato»; l’attività produttiva deve essere «intesa non tanto e soltanto come mero benessere economico e materiale, sia pure generalizzato alla collettività, quanto soprattutto, come realizzazione di un pieno e libero sviluppo della persona umana e dei connessi valori di sicurezza, di libertà e di dignità». La dignità della persona, quindi, è più importante di qualunque concezione patrimonialistica della stessa.

Conclusione: il datore di lavoro non deve tutelare solo la salute fisica del lavoratore, ma anche quella mentale; il che è possibile offrendo un luogo di lavoro integro.

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Redazione interna sito web giuridica.net

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