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Facebook: Un appello per chiudere Messenger Kids

Messenger Kids, la nuova chat rivolta ai bambini, non piace. Questo è il parere di un centinaio fra avvocati, associazioni e medici. L’appello rivolto a Facebook è uno solo: «Si chiuda Messenger Kids».
A quanto pare non bastano né il suo essere edulcorata da tutti gli elementi più adulti della versione maggiore (Facebook Messenger) né il suo essere rivolta a un maggiore controllo da parte dei genitori. Il fatto è un altro: secondo l’appello, Messenger Kids mette a rischio la crescita e la salute dei bambini.
Il funzionamento dell’app richiede un costante controllo da parte dei genitori. Essi, infatti, possono gestire un la lista contatti autorizzati per chattare con il figlio tramite l’accettazione bilaterale (da parte dei genitori di entrambi i minori) attraverso il proprio profilo. Le stesse conversazioni, poi, non possono essere cancellate o nascoste, ma rimangono sempre visibili agli adulti.
Queste funzionalità vengono ritenute molto importanti da Facebook, frutto come sono di un lungo e proficuo confronto con varie associazioni di settore (tra cui la National Parent Teacher Association) e un folto gruppo tra educatori e pedagogisti. Sentimento confermato dalle parole di Antigone Davis (responsabile della sicurezza Facebook) in occasione dell’annuncio: «Abbiamo creato Messenger Kids nella convinzione che in definitiva sono i genitori a dovere decidere sull’uso delle tecnologie per i figli e, in effetti, gli adulti che abbiamo interpellato hanno chiesto di potere esercitare un adeguato controllo sui messaggi inviati e ricevuti dalla propria prole».
L’allarme di cui sopra arriva dalla Campaign for a Commercial-Free Childhood, la quale ha raccolto una ventina di gruppi e lanciando una petizione contro l’utilizzo dell’app incriminata (lettera in pdf). A essere messo in discussione è il rapporto tra i minori e Internet – costruito su relazioni online «che spesso conducono a fraintendimenti e problemi anche fra gli adulti» – il quale non trova riscontro in quanto a consapevolezza del mezzo utilizzato anche in termini di privacy.
Le varie ricerche citate nell’appello, poi, evidenzierebbero l’esistenza di un collegamento fra l’uso intensivo di social network e i sempre più numerosi episodi di depressione e suicidio giovanile. In questo contesto è insensato e dannoso tentare i minori con un nuovo “giocattolo” che li spingerebbe a passare ancora più tempo online: «Gli adolescenti hanno già difficoltà a moderare il loro uso. Il 78% controlla il telefono almeno ogni ora e il 50% dice di sentirsene dipendente. Quasi la metà dei genitori sostiene che toglierglielo dalle mani è una battaglia costante e Messenger Kids non farebbe che peggiorare questo problema. Inoltre, incoraggiare i bambini a traslocare le loro amicizie online influenzerebbe la loro propensione alle interazioni faccia a faccia».
Avvertimenti e accuse durissimi, ai quali Facebook risponde dicendo che farà sempre di tutto per fare in modo che l’applicazione possa assicurare il miglior servizio per le famiglie. All’interno di Messenger Kids mancano le inserzioni pubblicitarie e i dati raccolti dall’utilizzo degli utenti non vengono utilizzati in alcun modo, come ha sottolineato Antigone Davies (responsabile della Global Safety di Facebook).
Quest’ultima questione si collega perfettamente con il limite d’età (13 anni) imposto agli utilizzatori di una piattaforma social. Per ora non un problema in Europa – anche se lo diventerà con la GDPR, la quale impone un limite di 16 anni modificabile in seconda battuta a 13 –, è la normativa americana a essere protagonista: si tratta del Children’s Online Privacy Protection Act, testo al quale tutti i fornitori di servizi online devono attenersi per non incorrere in pesanti sanzioni legate alla raccolta dei dati online appartenenti a minori.
Possiamo quindi pensare che Messenger Kids sia un modo come un altro per aggirare la normativa in tema privacy? Può darsi. Bisogna tenere conto anche del marketing emozionale che si nasconde dietro un’applicazione simile: la regola del “allevali fin da piccoli”, ovvero l’affezione a vita di una persona a un determinato marchio.
Anche se un po’ anacronistica come considerazione, non è sbagliato pensare che i tempi sono cambiati: i nostri figli, per non sentirsi tagliati fuori dal branco, chiedono a gran voce Internet. Oltretutto, non si può ignorare il fatto che sono sempre più i minori i quali si iscrivono clandestinamente ignorando bellamente il limite d’età di 13 anni. Hanno 10, 11, 12 anni. Imparano che dichiarando il falso possono ottenere tutto ciò che vogliono, spesso incoraggiati dagli stessi adulti.
Delineato lo scenario attuale, un’ultima riflessione è d’obbligo: conviene di più lasciare le cose così come stanno o fare in modo che i nostri figli possano navigare con qualche controllo in più da parte nostra? Se Messenger Kids è un mezzo che spinge alla consapevolezza del mezzo, ben venga. Senza dimenticare che l’educazione digitale, in primis, dobbiamo impararla noi adulti.

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emanuelesecco

Dottore in Editoria e Giornalismo. Appassionato di scrittura, editoria (elettronica e digitale), social media, musica, cinema e libri. Viaggio il più possibile, ma Budapest è sempre nel cuore.

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