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Desiderio e legge sul consenso sessuale

La campagna #metoo ha aperto un baratro nel nostro modo di rapportarci alla sessualità, anche se sono in pochi a rendersene conto. Il merito della campagna è stato senz’ombra di dubbio quello di aver fatto emergere, assieme a una serie di episodi di violenza che forse avranno giustizia, il tema dell’abuso sessuale in relazione ai rapporti di potere.
La sensazione però è quella che la cosa stia sfuggendo di mano e che a pagare presto sarà il delicato campo della sessualità. Il Parlamento svedese approverà oggi una legge sul consenso sessuale finalizzata a rendere possibile il perseguimento di molti più casi di molestie e stupri. I rappresentanti del Governo, promotore della legge, affermano che la campagna #metoo ha messo in evidenza la «necessità di una nuova legislazione in materia». «Se il sesso non è volontario, allora è illegale», questa l’affermazione del primo ministro Stefan Lofven. Il principio così enunciato è in effetti alla base di vari ordinamenti penali in materia: il tema del consenso è proprio ciò che fa la differenza tra un atto sessuale legale e uno che non lo è.
E allora, se una norma contro la violenza sessuale esiste già, ci si chiede quale sia lo spazio, rimasto franco, che il governo svedese desidera normare. Quale aspetto della sessualità richiede ancora di essere irregimentato nel nome di una totale trasparenza del consenso? Noi, insieme ad altri, temiamo che sia il desiderio il vero motore delle relazioni amorose tra gli esseri umani, relazioni che a volte possono ferire e far star male. Ciò che si teme è che anche il solo fatto di essere desiderati da qualcuno possa diventare una molestia.
Si osserva dappertutto una gran voglia di raccontare pubblicamente episodi legati alla propria intimità, non frenata dal modo, spesso barbaro, in cui tali confessioni vengono accolte. Un bisogno di trasparenza che lascia sbigottiti, ma non troppo nell’era in cui qualcosa esiste solo se appare. Un nesso si può tracciare tra questo bisogno e la frase del primo ministro svedese, ed è in quel «Se non […] allora», quella costruzione per la quale se non esiste chiaro consenso allora il sesso è illegale. Ma cos’è questa chiarezza del consenso e come deve essere espressa in un campo, come quello della sessualità, in cui sono il trasporto della passione e dell’attrazione a regnare?
Il rischio è quello di ridurre il gioco amoroso fondato su un desiderio che è tensione e lotta (e che quindi sfugge) a un asettico atto negoziale tra individui. Come tutelare i diritti della persona salvando allo stesso tempo lo spazio estremamente fantasioso e indeterminato del desiderio, della seduzione e del corteggiamento? Su questo urge articolare un dibattito.

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Redazione interna sito web giuridica.net

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