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Caso Dj Fabo/Cappato: ora la Corte Costituzionale dovrà decidere sull'art. 580 c.p.

«Questa corte dispone la sospensione del processo in corso e l’immediata trasmissione degli atti alla Corte costituzionale affinché voglia dichiarare l’illegittimità dell’articolo 580». Queste le parole pronunciate del presidente della Corte d’assise di Milano Ilio Mannucci Pacini per quanto riguarda il giudizio su Marco Cappato. Tre mesi e mezzo di processo a quasi un anno dalla morte di Dj Fabo in una clinica svizzera che si occupa di assistere coloro i quali vogliono mettere fine alla propria vita a causa delle inutili sofferenze alle quali sono sottoposti e che non trovano una cura.
A essere messo in discussione è l’art- 580 c.p, il quale recita:
«Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni. Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da uno a cinque anni, sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima.
Le pene sono aumentate se la persona istigata o eccitata o aiutata si trova in una delle condizioni indicate nei numeri 1 e 2 dell’articolo precedente. Nondimeno, se la persona suddetta è minore degli anni quattordici o comunque è priva della capacità d’intendere o di volere, si applicano le disposizioni relative all’omicidio».
Assolto temporaneamente l’imputato accusato di «agevolazione al suicidio», un reato previsto sì dal suddetto articolo ma risalente a un periodo (quello fascista) in cui, ricorda il presidente Mannucci, la Costituzione non garantiva ancora «il diritto della persona a disporre della propria vita e del proprio corpo». Un «diritto di morte» che trova riscontro negli artt. 2, 13 e 32 della Costituzione, nella carta europea e nelle sentenze dei casi Eluana Englaro e Piergiorgio Welby. Queste ultime, sentenze per le quali la Cassazione ha già «riaffermato il diritto all’autodeterminazione terapeutica, un diritto che, come tutti i diritti di libertà, implica anche un diritto negativo, quello di perdere la salute, di ammalarsi, finanche di lasciarsi morire».
Non c’è dubbio: la volontà è quella di riaprire il dibattito pubblico e politico sull’eutanasia, vista anche la recente entrata in vigore della legge sul biotestamento.
Ora è tutto nelle mani della Corte Costituzionale.
 

Fonte: laRepubblica
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