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Ban account Twitter: è censura o rispetto dei termini di utilizzo?

La piattaforma è 'editore' o 'fornitore di servizi'?

Questi ultimi giorni sono molto interessanti dal punto di vista social. In seguito al ban permanente subito dall’account Twitter di Donald Trump dopo i fatti del 6 gennaio e la sospensione temporanea dell’account Twitter del quotidiano Libero avvenuta nelle ultime ore, il dibattito riguardante una presupposta censura attuata dalla piattaforma si è fatto più forte che mai.

Una piattaforma privata può decidere a chi dare voce all’interno del proprio spazio?
È giusto che Twitter estrometta dai suoi spazi chi incita alla violenza, compie un reato, diffonde fake news o, semplicemente, viola i termini di utilizzo della piattaforma?

Una prima impressione porterebbe a una risposta affermativa. Ormai non è un mistero il fatto che le piattaforme, e in questo caso anche Twitter, utilizzino delle linee guida riguardo i contenuti che è possibile pubblicare.

Regole di Twitter – Sicurezza

«Violenza: non puoi minacciare di ricorrere alla violenza contro un individuo o un gruppo di persone. Anche l’esaltazione della violenza è un comportamento proibito. Per saperne di più, leggi le nostre norme sulle minacce di violenza e sulla esaltazione della violenza. 
Terrorismo/Estremismo violento: non puoi minacciare né promuovere atti di terrorismo o estremismo violento.
Sfruttamento sessuale minorile: adottiamo una politica di tolleranza zero verso lo sfruttamento sessuale minorile su Twitter.
Abusi/molestie: non puoi molestare qualcuno né incitare altri a farlo. Ciò include augurare o esprimere la speranza che qualcuno subisca danni fisici.
Condotta che incita all’odio: non puoi promuovere la violenza contro altre persone, minacciarle o molestarle sulla base di razza, etnia, origine nazionale, ceto, orientamento sessuale, sesso, identità sessuale, religione, età, disabilità o grave malattia.
Autolesionismo e suicidio: non puoi promuovere né incoraggiare l’autolesionismo o il suicidio.
Contenuti sensibili, esplicitamente violenti o per adulti: non puoi pubblicare o condividere contenuti eccessivamente cruenti, violenti o per adulti, né all’interno di video né in immagini di profilo o di intestazione. Non puoi pubblicare o condividere neanche contenuti che mostrino aggressioni e/o violenze sessuali.
Beni e servizi illegali o regolamenti: non puoi usare i nostri servizi per scopi illegali o per supportare attività illecite. Ciò comprende la vendita, l’acquisto e il commercio di beni e servizi illeciti o regolamentati.»

(fonte: https://help.twitter.com/it/rules-and-policies/twitter-rules)

La responsabilità di quanto pubblicato, come specificato nei termini di utilizzo, ricade in pieno sull’utente.

«1. Chi può utilizzare i Servizi
Puoi utilizzare i Servizi solo se accetti di stipulare un contratto vincolante con Twitter e se non sei una persona a cui è vietato ricevere i servizi secondo le leggi della giurisdizione applicabile.
[…]3. Contenuto dei Servizi
Sei responsabile dell’utilizzo dei Servizi e dei Contenuti che fornisci, compreso il rispetto delle leggi applicabili, delle norme e dei regolamenti. Devi fornire solo Contenuti che ritieni di poter condividere con altri.»

(fonte: https://twitter.com/it/tos)

Tutto ciò conferma Twitter come «riflesso di conversazioni reali che avvengono nel mondo e che a volte includono punti di vista potenzialmente offensivi, controversi e/o intolleranti verso altre persone. Anche se invitiamo tutti a esprimersi liberamente attraverso il nostro servizio, non tolleriamo molestie, minacce o intimidazioni per ridurre altri al silenzio».

(fonte: Il nostro approccio in materia di elaborazione e applicazione delle norme, https://help.twitter.com/it/rules-and-policies/enforcement-philosophy)

Se quanto appena mostrato confermerebbe la tesi secondo cui un’azienda privata è libera di agire secondo il contratto di utilizzo stipulato con l’utente nel momento stesso dell’iscrizione, i contenuti pubblicati dallo stesso utente rientrano nella libertà di espressione sancita dalla Costituzione Italiana (art. 21): «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure».

Considerando l’art. 21, quindi, la libertà di espressione deve valere per tutti, anche per chi, con i suoi contenuti, nuoce un altro soggetto in modo diretto o indiretto. Diritto sacrosanto, per carità, ma allo stesso modo deve essere garantito il diritto ad agire contro tali soggetti nel momento in cui provocano un danno. E chi deve farlo: la piattaforma o lo Stato?

In questo caso, sarebbe utile sapere se le piattaforme devono rientrare nella definizione di ‘editore’ o rimanere semplici ‘fornitori di servizi’; la seconda definizione è la più vicina alla situazione attuale. E, in questo caso, come si inserirebbe l’accettazione del contratto di utilizzo da parte dell’utente?

Qui è possibile leggere il comunicato diffuso da Twitter riguardo i motivi del ban permanente dell’account di Donald Trump: https://blog.twitter.com/en_us/topics/company/2020/suspension.html

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