Together Price: una piattaforma per condividere gli abbonamenti. Ma è legale?
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Nulla di complicato: l’utente sottoscrittore di un abbonamento crea un annuncio per la sua condivisione, sceglie gli utenti con spezzettarlo e incassa la quota relativa tramite un portafogli interno alla piattaforma. Un buon esempio può essere l’abbonamento Spotify Famiglia (14,99 €/mese per 6 utenze contemporanee) o l’abbonamento Netflix 2 schermi + HD. In entrambi i casi l’utente può decidere di frazionare l’accesso al servizio e il suo costo tra più utenti, così da risparmiare/guadagnare qualche euro.
Tutto molto bello, ma rimangano dei dubbi sull’effettiva legalità della cosa. «Noi ci limitiamo a far incontrare domanda e offerta,» spiega Sabrina Taddei, uno dei fondatori, «ricordando per giunta agli utenti, quando inseriscono l’annuncio, i termini sottoscritti con le singole piattaforme, che spesso consentono la condivisione ma solo nell’ambito famigliare».
In effetti, è difficile per la piattaforma sapere se l’abbonamento sottoscritto viene poi usato da una o più persone. Inoltre Netflix non ha fatto mistero del suo punto di vista riguardo l’abbonamento condiviso, liquidando il discorso affermando che gli utenti possono gestire l’accesso come vogliono (basta, però, che il tutto non rientri in un circuito di vendita).
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