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Copyright e social network: l'inziativa delle agenzie stampa europee

Non sono tempi facili per i giganti di Internet. Costretti a rivedere la prassi relativa alla contabilizzazione dei ricavi pubblicitari, ora vengono attaccati dalla agenzie stampa europee interessate a tutelare il copyright delle notizie che producono.
Alcune tra le agenzie stampa più importanti all’interno dell’UE, come l’ANSA, hanno infatti richiesto all’Unione Europea di approvare la direttiva finalizzata a proteggere il copyright. Il fine non dichiarato è quello di rendere impossibile ai giganti di Internet, come Facebook e Google, di servirsi delle notizie prodotte dalle agenzie stesse senza pagarne i diritti.
In una lettera aperta, gli amministratori delegati delle principali agenzie di Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Svezia, Austria, Olanda e Belgio, hanno richiamato l’attenzione dell’Unione su quella che ormai è diventata un’abitudine degli utenti: poter leggere le notizie senza pagare, dato che attraverso i social network godono dell’accesso libero ai grandi media. Facebook e gli altri social network fungono infatti da aggregatori di notizie, efficienti a tal punto che oramai è impensabile, per qualsiasi editore o testata, non esserci presente. Il guaio è che l’interesse prodotto dalle notizie negli utenti, genera molti più profitti pubblicitari per i mostri della Silicon Valley, piuttosto che per le agenzie stampa.
Contro l’idea, parzialmente errata, che l’informazione debba essere gratuita, gli amministratori delle agenzie di informazione hanno inoltre sottolineato come creare notizie sia effettivamente un costo. Si spende infatti per i reporter, i video, i fotografi, la verifica delle fonti e l’imparzialità delle storie inviate dai giornalisti sul campo.
Le agenzie hanno chiesto quindi all’Unione Europea di intervenire in loro favore: mettere a repentaglio la sussistenza delle agenzie di informazione, dicono, equivale a mettere a rischio «la diversità e la qualità delle notizie, un pilastro di qualsiasi democrazia». La soluzione auspicata è l’introduzione di diritti sui contenuti per gli editori. Occorre qui far presente che in numerosi sistemi giuridici tradizionali, come quello italiano, gli editori godono di diritti di secondo grado, derivativi rispetto quelli goduti dall’autore.
Alcuni membri del Parlamento europeo temono che con ciò sia a rischio il diritto all’informazione gratuita; dall’altro lato le agenzie rassicurano che gli utenti non saranno a rischio e non pagheranno più di quanto non facciano oggi. Da parte nostra ci chiediamo se per caso non sia fuorviante il concetto stesso di notizie non a pagamento: poter accedere a una grande quantità di informazioni organizzate in cambio dei propri dati e delle proprie preferenze non mette già forse in crisi il concetto di gratuito? Ci sembra che la richiesta delle agenzie manchi il punto.
 

Fonte ANSA.it
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