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'Adesso parliamo noi'. Testimoni di giustizia interpellano lo Stato

1.230 collaboratori di giustizia, 83 testimoni e 4.902 familiari. Un totale di 6.215 persone. È questo il numero al quale ammonta il circuito tutelato dallo Stato e messo sotto scorta.
Sono imprenditori che hanno deciso di non farsi più stritolare dall’infame “racket mafioso, parroci che si oppongono alle barbarie dei clan, semplici testimoni che hanno voluto far sentire la propria voce, giornalisti e scrittori la cui missione è fare in modo che i crimini commessi non vengano coperti da uno strato impenetrabile di silenzio.
A Roma, nella giornata di ieri, “una decina di queste persone si è riunita per chiedere aiuto alle istituzioni. Sentono la necessità di una norma” ad hoc che li tuteli, compresa l’attuazione della legge che prevederebbe la loro assunzione nella pubblica amministrazione (a cui solo la Sicilia si è applicata).
Tra di loro anche l’ex parroco di Forcella Luigi Merola, il quale contribuò all’arresto degli assassini della quattordicenne Annalisa Durante. “I testimoni sono vittime, ma spesso vengono lasciati soli”, sostiene l’ex-parroco augurandosi poi che lo Stato metta in pratica la vicinanza manifestata solo a parole.
“Le proposte sono già sul tavolo”, assicura Davide Mattiello (PD), componente “della Commissione Antimafia e coordinatore del V comitato. “Spero solo al più presto si possa riprendere il lavoro cominciato con il Vice Ministro Bubbico e la Presidente Bindi”.
Nonostante le numerose dichiarazioni e promesse fatte dalla politica, l’incontro in questione, dal titolo Adesso parliamo noi, non ha però visto la presenza di alcun membro delle istituzioni.
Se lo Stato avesse davvero voluto esprimere la sua vicinanza, questo sarebbe stato il momento giusto.
 

Fonte: Ansa.it
Foto: ilmanifesto.info
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