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Corte di giustizia UE: il Green Pass non è discriminatorio

Corte di giustizia dell'Unione Europea – causa n. T-527/21 R

Con la causa T-527/21 R, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha respinto il ricorso mosso da alcuni cittadini europei, tra cui un’italiana, per sospendere le regole comunitarie riguardanti il Green Pass.

Nel ricorso datato si sosteneva che il certificato abbia creato una discriminazione tra persone vaccinate e non, violando così la libertà personale garantita dall’art. 6 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, la libertà professionale e il diritto al lavoro (art. 15) e l’esercizio del diritto di libera circolazione (art. 3).

Secondo il presidente Marc van der Woude, però, «nessun argomento dei richiedenti dimostra, prima facie, il carattere manifesto della presunta violazione». Infatti, «i ricorrenti non producono nessun elemento che consenta di concludere che il regolamento impugnato abbia causato un peggioramento delle loro condizioni di spostamento rispetto alla situazione esistente prima della sua entrata in vigore». Il Green Pass, si ricorda, «mira proprio a facilitare l’esercizio del diritto di libera circolazione all’interno dell’Unione durante la pandemia Covid-19».

Per quanto riguarda gli altri punti, ricorda il presidente, nel caso in cui si siano verificati dei danni consistenti di carattere puramente pecuniario, si deve essere in possesso di «documenti dettagliati che dimostrino la situazione finanziaria della parte che chiede il provvedimento provvisorio e consentano di valutare le conseguenze». Nel ricorso, si fa notare, mancano informazioni concrete e precise che possano aiutare a valutare meglio il caso.

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Redazione interna sito web giuridica.net

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