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Cassazione: il gestore di un locale e le norme anti-infortunistiche

Il gestore di un locale deve tutelare dipendenti e avventori all’attività dell’impresa, questo vuole anche dire avere la cura di ancorare al suolo le stufe a “fungo”. È quanto dichiarato dai giudici di Cassazione con la sentenza n. 13321.
Il caso in questione ha inizio quando una delle stufe a fungo posizionate fuori da una discoteca, a causa di una spinta dovuta alla degenerazione di una rissa, è finita sulle gambe di una signora che se ne stava seduta su un divanetto. Qualche ustione per la signora, una domanda di risarcimento danni e una interrogazione per violazione delle norme anti-infortunistiche per il gestore del locale.
Il gestore di un’impresa, soprattutto se pubblica, è tenuto a eliminare (o almeno minimizzare) i rischi per gli avventori. A tal proposito si è rivelato inutile che la difesa precisasse che la stufa fosse a prova di vento, dato che le variabili di rischio che possono intercorrere vanno oltre gli agenti atmosferici. Non vale nemmeno tirare in ballo la casualità della rissa, in quanto l’imprenditore aveva dichiarato di aver previsto un servizio d’ordine apposito. L’ancoraggio della stufa, specifica la Cassazione, deve essere effettuato anche quando non previsto espressamente dalle istruzioni, vista la facilità con cui possono avvenire spostamenti accidentali della stessa.
Data, quindi, la prevedibilità della rissa intercorsa, l’imprenditore doveva prevedere che una stufa a fungo, in assenza di un qualche ancoraggio, sarebbe potuta cadere al suolo. Questo prova, secondo i giudici, il nesso di causalità tra la caduta e il danno subito dalla signora.
 

Fonte: IlSole24Ore

 

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