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Assegno divorzile: la Cassazione ribadisce i nuovi parametri

I nuovi parametri di calcolo dell’assegno divorzile sanciti a partire dalla sentenza di Cassazione n. 18287/2018, trovano un nuovo caso.

Il ricorrente, questa volta, è un uomo, il quale ha chiesto che la ex, donna molto benestante, gli versasse un assegno di 6mila euro mensili. Vistosi decurtare la cifra a “soli” 1.500 euro, l’uomo ha tentato di tirare in ballo la mancata prova dell’irreversibilità della crisi coniugale; secondo lui, infatti, il rapporto non era finito, in quanto la donna aveva comunque continuato a elargirgli del denaro.

I giudici di Cassazione, con sentenza n. 26084/2019, specificano che un rapporto può arrivare al capolinea quando anche solo uno dei coniugi dimostra la sua disaffezione; in questo caso, la disaffezione sarebbe provata dal rifiuto della donna a una eventuale riconciliazione con l’ex.

La decurtazione, invece, rispetta il nuovo orientamento, in quanto la funzione dell’assegno divorzile «non è finalizzata alla ricostruzione del tenore di vita endoconiugale, ma [è volta] al riconoscimento del ruolo e del contributo fornito dall’ex coniuge economicamente più debole alla formazione del patrimonio della famiglia e di quelle personale degli ex coniugi»; poco importa l’effettiva ricchezza del coniuge “forte”.

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