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Alloggio e contributo economico: le difficoltà dei padri separati in Lombardia

Numeri allarmanti per quanto riguarda il fronte divorzi e separazioni in Lombardia.
Secondo l’Istat, contando il solo 2015, nella regione ci sono state 14.979 separazioni e 15.717 divorzi. Numeri che rappresentano un vero e proprio record nazionale su entrambi i fronti: il 16,33 % delle separazioni (91.706 in totale) e il 19,06 % dei divorzi (82.469 in totale). Tendenza che vede un aumento a dir poco esponenziale dall’approvazione del cosiddetto divorzio breve il 26 maggio 2015, a partire dal quale il numero di divorzi ha subito un’impennata del 57 % (mentre le separazioni sono aumentate del “solo” 2,7 %).
In tutto ciò il dato davvero preoccupante è lo stato in cui versano molti padri separati, spesso vessati dalla privazione della casa coniugale e dal pagamento di assegni di mantenimento troppo alti per i figli. La regione Lombardia, per far fronte al problema, ha dovuto mettere in campo degli aiuti ad hoc, istituendo nel 2014 un fondo di sostegno dedicato. 12,3 milioni di euro, per il 2017, che andranno erogati come contributi ai genitori fino a un massimo di 2.400 euro per figlio per un periodo di 6 mesi. È inoltre prevista una forma di sostegno per reperire alloggi a canone di locazione contenuti e l’abbattimento del canone di locazione per i genitori che già corrispondono un canone d’affitto.
Un’altra forma di aiuto riguarda gli alloggi pubblici, all’assegnazione dei quali possono partecipare i coniugi separati o divorziati in effettivo stato di disagio con un riconoscimento di punteggio uguale a quello assegnato alle famiglie sfrattate.
Nonostante tutti gli aiuti previsti dalla Regione, la situazione rimane difficile. «Ogni giorno aiutiamo attraverso il banco alimentare 350 padri che non riescono nemmeno a fare la spesa», spiega Domenico Fumagalli, responsabile dell’associazione Papà Separati Lombardia. Scopo dell’associazione è dare una mano distribuendo aiuti alimentari e mettendo a disposizione 12 unità abitative che ospitano a rotazione 15 papà con i loro figli.
Contrariamente a quanto si possa pensare, la situazione non è solo dovuta a difficoltà economiche. «Sono costretti a rivolgersi all’associazione non solo lavoratori con redditi bassi, ma anche persone con redditi elevati che vengono però prosciugati dalle sentenze dei giudici», racconta Fumagalli. Quello di Milano, infatti, sembra essere il Tribunale più inflessibile della regione, con un orientamento in cui gli assegni di mantenimento vengono calcolati a 400 euro per figlio. «Abbiamo avuto casi particolari in cui si è scesi a 150 euro,» riferisce Fumagalli, «ma al di sotto mai». Un orientamento simile a quello assunto dal Tribunale di Brescia, nel quale sarebbe esposto un cartello (sempre secondo Fumagalli) che avvisa gli avvocati sul fatto che non verranno accettate istanze al di sotto dei 250 euro a figlio.
Sembra quasi di assistere al ribaltamento del sesso debole, identificato come uomo e a volte additato preventivamente come colpevole. Il tutto contornato da sentenze che non guardano alla realtà dei fatti, ma solo al suo potenziale. Un discorso sono le colpe effettive, un altro è ridurre un essere umano sul lastrico.
Siamo sicuri che questi padri meritino tutto ciò?
 

Fonte: IlSole24Ore
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