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Il reato di discarica abusiva

Dopo che il Tribunale di Asti ha assolto la parte convenuta per particolare tenuità del fatto, il Procuratore della Repubblica ha proposto un ricorso per saltum in Cassazione, al fine di vedere riconosciuto il reato di discarica abusiva per il soggetto assolto.
Che cosa si intende per reato di discarica abusiva?
L’art. n. 256 del codice dell’Ambiente, Dlgs 162/2006, recita al primo comma: «Chiunque effettua una attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio e intermediazione di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione è punito:

a) con la pena dell’arresto da tre mesi a un anno o con l’ammenda da duemilaseicento euro a ventiseimila euro se si tratta di rifiuti non pericolosi;
b) con la pena dell’arresto da sei mesi a due anni e con l’ammenda da duemilaseicento euro a ventiseimila euro se si tratta di rifiuti pericolosi.»

Al comma 3 si aggiunge: «Chiunque realizza o gestisce una discarica non autorizzata è punito con la pena dell’arresto da sei mesi a due anni e con l’ammenda da duemilaseicento euro a ventiseimila euro».
È facile appurare come queste definizioni non brillino certo per chiarezza.
Cos’è una discarica non autorizzata? Quando invece abbiamo un semplice abbandono di rifiuti? Il confine è labile ma non le conseguenze, essendo configurabile l’assoluzione per particolare tenuità del fatto solo nel secondo caso.
Per il Tribunale di Asti abbandonare una lattina è equiparabile a scaricare uno stock di mille lattine, per cui il soggetto deve essere assolto per avere sì abbandonato rifiuti ma solo una volta.
Non così per la Cassazione; nella sentenza n. 18399/2017 si afferma che «il reato di discarica abusiva possa configurarsi anche mediante un unico conferimento di ingenti quantità di rifiuti che faccia però assumere alla zona interessata l’inequivoca destinazione di ricettacolo di rifiuti, con conseguente trasformazione del territorio mentre nel mero abbandono di rifiuti vi è la natura occasionale e discontinua di tale attività rispetto a quella, abituale o organizzata, di discarica».
La condanna, dell’assolto in prima grado, è quindi consequenziale.

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Michel Simion

Dottore in Giurisprudenza, Università degli Studi di Verona. Tesi in diritto costituzionale giapponese, appassionato di letteratura asiatica.

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