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Le conseguenze di una sempre maggiore digitalizzazione della società sono così tangibili da aver modificato profondamente le professioni, avvocatura compresa.
Il cambio di immagine dell’avvocato
L’immagine dell’avvocato che lavora solitario nel suo ufficio ricolmo di testi scivola lentamente nel dimenticatoio per lasciare spazio all’avvocato digitalizzato. In lui si annida la consapevolezza e la necessità di avere un sito web ben strutturato e chiaro a partire dalla comunicazione, senza dimenticare che la presenza sui social media è diventata pressoché imprescindibile in quanto è possibile condividere e commentare articoli e sentenze di interesse offrendo il proprio sapere a tutti gli internauti; e se sei un avvocato nato negli anni in cui la tecnologia era solo un futuro lontano, sicuramente avrai sofferto per questo cambiamento al quale hai dovuto per forza adattarti.
Nonostante gli avvocati siano dei professionisti che ancora guardano il web con occhio ipercritico, l’importanza di tale mezzo di comunicazione ha iniziato a fare presa, anche se solo gli ultimi tre o quattro anni sono stati caratterizzati da un forte sviluppo tecnologico dovuto soprattutto alla nascita del processo telematico civile e amministrativo.
Tornando al timido approccio dell’avvocato al web, il primo grande passo è stato comprendere che per farsi notare doveva mostrare le sue competenze. Dunque, il primo passo è stato avere un blog dove raccogliere i propri testi, anche perché gli articoli scritti dagli avvocati sono considerati più credibili di quelli dei giornalisti. Il tutto può essere di grande impatto per acquisire potenziali clienti.
Focalizzando l’attenzione sui social media è evidente che, se utilizzati con sapienza e seguendo regole deontologiche, costituiscono un grande strumento di visibilità con il quale rafforzare la propria reputazione (oltre che stringere relazioni professionali con i colleghi).
I social media sono così utilizzati in Italia da essere entrati a far parte del tessuto socioculturale del Paese, non solo come meri strumenti di comunicazione, ma anche di informazione. Sono diventati fonti per la ricerca di professionisti appartenenti ai settori più disparati.
Come è facile immaginare, però, hanno portato con sé sia pro sia contro. Uno su tutti è l’incontrollabile circolazione di notizie a partire dalla quantità delle stesse, fenomeno che facilita la diffusione di fake news in grado di minare la credibilità della piattaforma stessa.
Molti avvocati pensano erroneamente che essere presenti sui social media voglia dire deprezzare la propria immagine e, quindi, svendere la propria competenza. Niente di più sbagliato, poiché la maggior parte delle persone, anche se non competenti nel settore, preferiscono un dialogo alla pari, premiando quei professionisti che si prestano ad essere trasparenti invece di marcare una separazione netta tra i ruoli.
È
saggio utilizzare i social media in maniera differente, conoscendone
le potenzialità che questi racchiudono. I più utilizzati dagli
avvocati sono senza dubbio Facebook,
Twitter
e LinkedIn.
Nato
per connettere persone vicine e lontane, oggi dà spazio ai
professionisti di ogni genere per essere presenti con gruppi o pagine
professionali. Facebook, essendo il social più friendly,
dà modo di dialogare con
i clienti.
Le pagine
Facebook sono molto utili
per postare gli articoli che pubblichi sul blog, in modo da avere un
pubblico di lettori maggiore. Nessuno vieta di condividere un
articolo di tuo interesse, sia esso di un giornale o di un collega,
ma meglio farlo con un breve commento personale.
Gestire un gruppo
Facebook non è semplice,
anzitutto per il fatto che non sarai l’unico a pubblicare contenuti.
Oltre a ricoprire il ruolo di amministratore dovrai essere
moderatore, così da far sì che le persone mantengano un
comportamento corretto. Dare al pubblico la possibilità di
pubblicare può essere un’arma a doppio taglio: se da un lato il
gruppo si mantiene “vivo” anche durante la tua assenza,
dall’altro c’è che molte persone abusano della libertà di
espressione. Nonostante ciò, sia la pagina sia il gruppo, ti
permettono di raggiungere quelle persone che ancora non conoscono il
tuo sito web, portando più traffico verso quest’ultimo.
Less
is more, questa è la
filosofia di Twitter. 280 caratteri per pubblicare mini-post
visibili a tutti gli utenti che ti seguono.
Twitter si differenzia
dagli altri due social proprio perché è l’utente stesso a
scegliere chi seguire e chi non seguire più, il tutto senza dover
attendere una conferma. Lo scopo principale di Twitter è di rendere
la comunicazione più rapida e immediata,
permettendo agli utenti di seguire solo persone che trattano i temi
di suo interesse.
Inserendo gli hashtag,
ovvero le parole chiave,
aiuterai gli utenti a trovare i tuoi contenuti. Per esempio,
#normativa, #sentenza e #legge potrebbero essere hashtag appetibili
per i tuoi follower.
Pensato
per i professionisti, LinkedIn è il social pensato per le
connessioni
a livello
professionale. Nonostante
lo scetticismo e la diffidenza generale degli avvocati, LinkedIn gode
di un’ottima reputazione anche tra questi ultimi, anche perché,
effettuando una ricerca nei motori di ricerca, il profilo appare
anche nelle prime posizioni sul ranking di Google. Molte volte questo
viene preso come una garanzia anche perché questa visibilità è
ottenuta a costo zero.
Per trarre vantaggio da questo social è
necessario essere attivi
e partecipare alle
conversazioni e discussioni,
coltivando i rapporti professionale con i professionisti del tuo
stesso settore. Difatti, su LinkedIn non ci si connette con le
persone che si conoscono, ma con quelle che condividono la
professione. Dunque, tenere
aggiornato il profilo e
iscriversi ai gruppi è fondamentale per trarre il massimo
vantaggio.
Nonostante le diffidenze e le opinioni poco positive
del mondo forense sempre più avvocati, fortunatamente, stanno
comprendendo le potenzialità racchiuse nei social media.
Essere presenti su questi social è fondamentale e può fare davvero la differenza, basta solo farne buon uso.
Arianna Ivana Patelli – AvvocatoFlash