Hate speech: record tutto italiano, almeno in Ue

Italiani brava gente. Popolo di santi, poeti e navigatori. Spaghetti, pizza, mandolino, belle donne, cibo buono.
Ora abbiamo un nuovo record.
«In nessun Paese europeo, e persino in ambito globale, l’hate speech sta raggiungendo livelli paragonabili a quelli attuali italiani. Negli ambiti più diversi, dalla politica allo sport fino alla cronaca, il rancore e l’odio che circolano sui social network stanno mettendo a nudo le profonde divisioni fino a poco tempo fa rimaste sopite del Paese e la loro virulenza sta arrivando vicino a soglie pericolose». Queste le parole pronunciate da Armando Cristofori, ambasciatore globale del Word Speech Day (Giornata mondiale della Parola, 15 marzo). Nemmeno Palazzo Vecchio a Firenze, cornice per quanto riguarda un incontro dedicato agli studenti, non è riuscito a ingentilire la gravità di quanto affermato. Un triste record di cui non dobbiamo essere fieri.
«Ecco perché proprio da Firenze – la città in cui è nata la lingua italiana e che anche recentemente ha visto aspre contrapposizioni su casi violenti di cronaca – con il World Speech Day vogliamo lanciare un messaggio di natura diametralmente opposta: la chiave di una civile convivenza sta nei discorsi che possono ispirare la crescita, nella comunicazione e nel reciproco scambio di idee, nella necessità di creare con la parola ponti tra gli uomini. L’hate speech si batte con le armi del buon esempio, del dialogo e della rinnovata consapevolezza del rischio di imboccare una strada senza uscita».
Parole all’apparenza banali, per chi non s’intende molto di comunicazione e diritto, e quasi accostabili alle ripetute e a tratti fastidiose raccomandazioni fatte dai genitori, ma mai così importanti.
Che sia il caso di cominciare a prendere consapevolezza del problema, oltre che in ambito educativo, anche a livello legislativo?
 

Fonte: Ansa.it