Università di Verona: il Convegno sulla mediazione

08/03/2018
Sono state le parole del prof. Alberto Maria Tedoldi ad aprire Conflitti interpersonali: un modello ad personam, mille tipologie di conflitto, mille specialisti, un unico protagonista: l’uomo, convegno in materia di mediazione tenutosi presso l’Aula Magna del dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università degli Studi di Verona.
Una breve presentazione, quella del professore, in cui si è presentata la disciplina. Quest’ultima non deve essere vista come un’ignominiosa fuga dal processo, piuttosto è una risorsa: un ritorno alla centralità dell’uomo attraverso quell’impolverato ma sempre attuale strumento che è l’attualità.
Con una magistrale proclamazione del sonetto dantesco Tanto gentile e tanto onesta pare, il professore ha introdotto l’ospite internazionale, la prof.ssa Jacqueline Morineau, ideatrice della Mediazione Umanistica e Fondatrice del Centre de Mediation et de Formation a la Mediation sito nel XIII arrondissement di Parigi. La professoressa si è incuneata in una tortuosa e suggestiva apologia della mediazione come strumento accessibile a tutti coloro che sono pronti per aprire il proprio cuore agli altri, alla ricerca delle nostre fondamenta che si trovano scolpite in quelle tavolette di argilla della Mesopotamia ormai vecchie di 5000 anni, dove si parla di mediazione tra Dio e l’uomo. Secondo l’illustre professoressa dell’Aquitania il fine ultimo della mediazione umanistica è il recupero dell’antico significante della giustizia, quella che Aristotele definiva come lo strumento che offre all’uomo l’armonia; per fare questo bisogna guardare dentro di sé e a questo scopo la professoressa ha fatto abbassare le luci e chiudere gli occhi a tutti i presenti, nel tentativo riuscito di un gioco collettivo di introspezione.
Dopo numerose domande all’ospite illustre si è passati alla presentazione degli altri relatori, ciascuno esperto di un specifico settore della mediazione, o meglio «del proprio orticello», per usare le parole del dott. Carlo Vettore.
Dapprima ha preso parola il prof. Agostino Portera, professore ordinario di pedagogia generale e interculturale, che in un breve intervento ha spiegato come il punto focale della mediazione interculturale sia l’assenza di pregiudizi nell’approccio iniziale a una cultura diversa, ricordando come la differenza culturale non sia solamente quella tra diversi paesi potendo anche insinuarsi all’interno della triade Hegeliana famiglia-società-Stato.
Poi è intervenuto il dott. Carlo Vettore, commercialista e mediatore civile, delineando i possibili approcci di tale figura, tra quello valutativo che si focalizza sui punti di forza e debolezza della parte, quello facilitativo che tenta di trovare uno spazio tra interessi e posizioni reciproche, e quello trasformativo che predilige il dialogo come fonte di prevenzione dei conflitti, senza scordarsi della mediazione problem solving che rovescia l’originario spirito della mediazione in cui la soluzione proviene dalle parti e non da un terzo.
Successivamente ha parlato l’avv. Donata Carnevali, mediatrice familiare ed esperta di diritto di famiglia. Partendo dal quadro La famiglia Bellelli del pittore impressionista francese Edgar Degas, si è dilungata in una disamina dei rapporti interfamiliari, focalizzandosi sui conflitti genitoriali e ammettendo candidamente come non tutti i conflitti siano mediabili, concludendo con lo sconcertante dato 2017 che vede a Verona il numero di separazioni triplicare quello dei matrimoni.
Dopo è il turno del dott. Silvio Masin, responsabile del servizio di mediazione penale dell’Istituto Don Calabria, il quale racconta un toccante caso di specie di una donna aggredita da due ragazzini, soffermandosi sulle difficoltà di comprensione del reato da parte della vittima e sulla ricorrente domanda “Perché hai fatto questo proprio a me?”, oltre a far riflettere come all’inizio della mediazione penale i volti dei presenti siano tesi e contratti per uscirne spesso sereni e rilassati.
A conclusione del convegno ha infine preso parola il prof. Reggio, ordinario di filosofia del diritto, il quale ha evidenziato come l’importanza della mediazione sia insita nel messaggio che porta: una finestra sul cuore quando al giurista viene spesso insegnato di lasciare il cuore a casa.