Redditi, pensioni e prestazioni assistenziali – Rapporto Avvocatura 2022 di Cassa Forense

Redditi in calo e prestazioni assistenziali soprattutto per i più giovani. Persistono disparità geografiche e di genere.

La crisi di un mercato non è solo una mera questione di fatturato: essa rende difficile individuare nuove opportunità anche nei settori in cui il mercato può allargarsi. Il processo di evoluzione, poi, è così veloce da mettere in difficoltà il singolo avvocato.

I redditi

Nel 2020 il reddito medio annuo del singolo iscritto ha subito una riduzione di sei punti percentuali assestandosi su un valore poco inferiore ai 38mila euro all’anno; in netta diminuzione rispetto al 2019, quando il reddito medio era sopra i 40mila euro annui. Tale riduzione trova conferma nell’andamento negativo del volume medio di affari (-6,5%).

Persiste una grande differenza di reddito in base all’età. Un avvocato di meno di 30 anni percepisce un reddito medio di 13mila euro, e gli serviranno almeno 15 anni di attività continuativa per superare il reddito medio e raggiungere la soglia dei 40mila euro (35.905 euro per età 45-49 anni, 45.943 per età 50-54 anni). Dopo altri 15 anni il reddito raddoppierà, rendendo la classe dei 60-64 anni quella con il reddito medio più elevato.
Detto questo, il 58,1% degli avvocati non raggiunge i 20mila euro l’anno, e qui sono compresi circa 32mila professionisti con reddito zero o in negativo.

Le disparità, però, non si fermano all’età o agli anni di attività. Nel Sud e nelle Isole il reddito medio è pari circa alla metà di quello registrato nelle regioni del Nord. Il Sud, poi, è anche quello che ha risentito di più del calo dei redditi avvenuto nel 2020: -6,7% al Sud e Isole, -5,0% al Centro e -6,1% al Nord.

Persiste anche il gap di genere. Come già segnalato nel precedente articolo [link], il reddito medio di un uomo è circa il doppio rispetto al reddito medio di una donna (51mila euro contro 23.576 euro). Questo gap si riduce, sebbene di poco, solo fra i pensionati contribuenti.

In generale gli iscritti che hanno avvertito una diminuzione del fatturato sono il 42,4%, mentre il 27,8% dichiara di essere in condizioni di stabilità.

Pensioni e contributi assistenziali

Nel 2021 sono state erogate 30.863 pensioni, di cui il 47,6% sono di vecchiaia e 1/3 abbondante sono di reversibilità e indirette per coniugi e figli.
Sono 13.903 i professionisti ancora contribuenti nonostante la pensione e per il 91% sono uomini, numero legato a decenni in cui la professione era in gran parte maschile.

Il gap di genere si assottiglia per quanto riguarda le pensioni, ma rimane comunque evidente:

Per quanto riguarda i contributi assistenziali, è doveroso segnalare la pandemia come causa di richiesta da parte di giovani professionisti di contributi assistenziali: il 60% da chi ha meno di 30 anni (maggioranza uomini) e il 57% tra i 30 e i 40 anni (maggioranza donne).
Il 47% dei professionisti, invece, ha richiesto e ricevuto contributi derivanti dal reddito di ultima istanza.

Conclusioni

La situazione non è rosea. Se da una parte è giusto che l’esperienza lavorativa influisca direttamente sul reddito percepito, i gap evidenziati sono molto accentuati.
La situazione riuscirà a migliorare? Difficile da dire, ma un faro di speranza sembra arrivare dalle possibili evoluzioni della professione. Nel prossimo articolo, tratteremo proprio questo tema.