La Camera approva il nuovo codice antimafia. Ora tocca al Senato

La Camera ha approvato la riforma del Codice Antimafia (proposta di legge n. 1039) con 281 voti a favore, 66 contrari (Fi e M5S) e due astenuti dopo una discussione avviata lunedì 9 novembre. Il testo, contenente numerose modifiche al Codice antimafia (decreto legislativo n. 159 del 2011), viene rimandato al Senato per l’approvazione definitiva.
Costituito di 30 articoli ordinati in 7 capi, il testo prevede le seguenti modifiche (così, nel complesso, riportate su Camera.it):

Come già accennato nella news precedente, non mancano i dissapori e i pareri contrari riguardo le modifiche previste.
Una delle maggiori obiezioni mosse dal Movimento 5 Stelle riguarda la possibilità da parte dei giudici di nominare come amministratori giudiziari anche i dipendenti di Invitalia (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa). «È un carrozzone di soliti noti, una macchina mangiasoldi che ha avuto tanti problemi con la giustizia, indagini in tutta Italia e processi, oltre a problemi di contabilità con la Corte dei conti proprio sulla tenuta dei bilanci», protestano. La stessa Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia, esprime «qualche personale perplessità» invitando «ad una sorta di sperimentazione sotto la vigilanza del Governo e della Commissione Antimafia».
Lo stesso M5S, però, si dichiara soddisfatto riguardo alcune modifiche sostanziali, come la ribattezzata “norma Saguto“, la quale prevede «l’impedimento alla nomina ad amministratore giudiziario di beni confiscati alla mafia non solo ai parenti» ma anche ai «conviventi e commensali abituali del magistrato che conferisce l’incarico».
Modifiche che fanno discutere, senza dubbio, e sulle quali il dibattito non è destinato a spegnersi molto presto.
 
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Fonti: Ansa.it, Camera.it, Repubblica.it
Foto: reporternuovo.it