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Telefona alla guida e minaccia gli agenti: condannato

Ostentare conoscenze nelle Forze dell’Ordine quando si viene fermati per uso del telefono durante la guida non comporta alcuna tenuità del fatto. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con sentenza n. 19115, giudicando il caso di un settantenne fermato per la suddetta infrazione.
«Non mi potete contestare l’uso del cellulare perché non ne sono in possesso», aveva affermato rivolto ai militari, «se lo trovate avete ragione ma se non lo trovate vi denuncio». Come se non bastasse, una volta trovato il telefono e chiamato il 112 per lamentare l’accaduto, il soggetto ha lanciato un po’ di insulti verso i militari: «fate pure, vi faccio vedere io, parlerò con i vostri superiori così tolgono dalla strada due stupidotti come voi, perché non siete nemmeno degni di portare questa onorabile divisa». Per non farsi mancare nulla, infine, è partito il classico “io conosco”: «Io ho tre carabinieri a casa, ma non fanno per strada gli stupidi come voi, loro sì che hanno le palle, altro che voi».
Spiace non aver potuto assistere a quella che senza dubbio si è rivelata essere una scena dallo squisito gusto felliniano, ma tant’è che lo sproloquio si è tradotto in una condanna per il reato di minaccia a pubblico ufficiale. Nemmeno la difesa è riuscita a fare in modo che venisse negato il fatto che si fosse provato a indurre i carabinieri a un atto contrario ai doveri d’ufficio, anche se le frasi sono state pronunciate quando la contravvenzione era già stata fatta. Inutile anche cercare di sminuire il fatto tirando in ballo l’età del soggetto o invocare la particolare tenuità del fatto prevista dall’art. 131-bis del Codice penale (il quale permette di rimanere impuniti).
Conclusione della Cassazione è che il danno non è esiguo, soprattutto perché l’uomo ha dimostrato una buona perseveranza del suo «agire criminale».
 

Fonte: IlSole24Ore

 

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