Non mancano le novità sul caso riguardante i rimborsi della Tari.
Pare essere tutto pronto per farli partire: c’è la risoluzione 1/2017 del dipartimento delle Finanze, la quale certifica il diritto all’indennizzo, e sono pronti i moduli per le richieste. Non mancano alcune proposte da parte di alcuni sindaci, i quali hanno annunciato rimborsi automatici senza, quindi, il dovere di richiederli.
In via teorica è tutto pronto. Peccato che la pratica presenti un paio di problemi non da poco: come calcolare i rimborsi? Come si possono finanziare?
Finanziamento
Il problema riguarda il fatto che il gettito stesso della Tari serve a finanziare il servizio. Secondo questo principio, quindi, la somma che si vorrà destinare al rimborso di chi ha pagato troppo dovrà essere finanziata dalla totalità degli utenti (compresi quelli da rimborsare). Una pratica che porterebbe a un aumento istantaneo dell’imposta, rendendo il rimborso pressoché superfluo.
Tale possibilità il governo non vuole prenderla in considerazione, pensando piuttosto a togliere dai rimborsi i conguagli da presentare a tutti gli utenti per pareggiare i conti. Per esempio, come riportato da Il Sole 24 Ore, «un cittadino che ha pagato negli anni 200 euro di troppo sul garage se ne vedrebbe restituire per esempio 150, mentre gli altri riceverebbero una richiesta di arretrati da 50».
Calcolo
Il rimborso automatico, in seconda battuta, sarebbe impossibile da attuare in quanto i Comuni non sono in possesso di tutti i dati necessari per collegare abitazioni e garage pertinenziali con classamento catastale autonomo.
Non tutti i Comuni, poi, riconoscono il problema dei rimborsi. Il comune di Genova, per esempio, non sembra voler riconoscere la nuova normativa, dopo aver trattato i garage come utenze non domestiche (quindi con tariffa aggiuntiva). Un altro è il comune di Ancona, il quale ha considerato i garage come utenze a sé occupate da un solo abitante.
La via di una soluzione? Ancora avvolta dalle nebbie.
