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Essere vittima di revenge porn può comportare il licenziamento per incompatibilità ambientale

Essere vittima di un video di revenge porn può comportare il licenziamento dal luogo di lavoro.

Lo ha deciso il Tribunale di Roma, sentenza n. 9992/2019, esaminando il ricorso presentato dalla vittima la quale chiedeva la riesamina della revoca dell’incarico di alto livello.

Il video in questione, sebbene parte attrice ne sia stata vittima, porrebbe in essere una questione di incompatibilità ambientale con il luogo di lavoro.
La vittima era stata ripresa in atteggiamenti intimi all’interno della sua abitazione, il tutto a sua insaputa. Una volta venuto a conoscenza dell’accaduto, aveva subito contattato la piattaforma ottenendo la rimozione del video.

Inizialmente il datore di lavoro aveva deciso di non licenziare il soggetto, a patto che questo rientrasse immediatamente in Italia dalla sede estera presso la quale si trovava. Visto però il rifiuto di tale soluzione, si è deciso per la fine del rapporto lavorativo.

A nulla è valso sostenere di essere stato vittima di un tentativo di estorsione sessuale a mezzo informatico e di aver voluto denunciare subito l’accaduto, seppur desistendo non appena informato di un’alta probabilità di archiviazione del caso.
Tale comportamento, secondo il giudice, «evidenza la sussistenza dell’incompatibilità ambientale e il venir meno del vincolo fiduciario posto a fondamento dell’incarico».

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Redazione interna sito web giuridica.net

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