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Ministro Fedeli: i figli non possono andare a scuola da soli

«Far sperimentare un’autonomia ai ragazzi, non è necessario farlo proprio nel rapporto casa-scuola, scuola-casa».
Esordisce così Valeria Fedeli, ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, nel programma televisivo di LA7 Tagadà, riguardo al tema dell’incolumità e responsabilità legate ai minori, in particolare l’uscita degli alunni dalle scuole medie.
Con il suo intervento, il ministro ha così commentato una sentenza della Cassazione, relativa alla morte di un ragazzino di 11 anni investito da un autobus appena uscito da scuola e avvenuta quindici anni fa a Firenze. La Cassazione in quest’occasione sostenne che, nel caso in cui vi fosse un incidente con un minore coinvolto, nonostante fosse fuori dal perimetro scolastico, non era da escludere completamente la responsabilità della scuola. Sempre in quest’occasione, la Cassazione rigettò il ricorso fatto dal ministero, condannato a pagare parte dei danni morali alla famiglia.
Continua la Fedeli: «Le decisioni dei presidi, per l’incolumità delle studentesse e degli studenti delle medie (minori, quindi, di 14 anni), seguono ciò che viene previsto dalla Legge italiana. Nel caso vi sia la necessità e il bisogno di un qualunque cambio alla Legge attuale è opportuno realizzarlo in Parlamento, con l’introduzione di una norma che, a certe condizioni, dia la possibilità ai genitori dei minori di firmare liberatorie con l’obiettivo di sollevare dirigenti e personale scolastico da una qualunque responsabilità giuridica, penale e non.»
La responsabilità, quindi, sembra dover passare completamente nelle mani dei genitori, i quali si dovrebbero organizzare per prelevare il proprio figlio alle 14 proprio davanti alla scuola. «Oppure utilizzate i nonni», continua «per loro è sempre un piacere e una grande gioia andare a prendere e passare del tempo con i nipotini. La considero una cosa fantastica, potessi farlo io».
Dal punto di vista giuridico è tutto corretto, la Legge è da rispettarsi in ogni sua parte. Ma perché non accettare eventuali deleghe e liberatorie da parte dei genitori, i quali conoscono il livello di maturità del proprio figlio? Perché non considerare il fatto che i genitori potrebbero essere impossibilitati a prelevare la prole fuori da scuola nell’orario prestabilito, causa lavoro, e non vi sia inoltre la possibilità di affidare il compito ai nonni? Ma, soprattutto, perché non dare fiducia a degli adolescenti e farli entrare nel “mondo dei grandi” partendo proprio dalle piccole cose di tutti i giorni?
 
AGGIORNAMENTO 30/10/2017
Con l’inizio dell’anno scolastico 2017-18, l’Istat ha riferito i dati di una ricerca realizzata nel 2014.
Dall’analisi è emerso  che il numero di alunni delle medie che si muovono nel tragitto casa-scuola senza l’accompagnamento di un adulto è più alto nei piccoli comuni (42,6%) rispetto alle grandi città. In particolare, la maggioranza è composta da ragazzi dagli 11 ai 14 anni (42,5%) rispetto a ragazzini più piccoli (8-10 anni), la cui percentuale ammonta ad un 17,3%.
Un altro dato interessante è quello che vede i ragazzi più indipendenti rispetto alle loro coetanee: infatti tra le ragazze solo il 28,3% intraprende il tragitto autonomamente, rispetto al 31,8% dei ragazzi della loro stessa età.
I dati raccolti da Skuola.net nel mese di ottobre 2017, mostrano che il 63% di un campione di 300 ragazzi delle medie torna a casa da solo sempre o la maggior parte delle volte; solo il restante 37% ammette di avere un adulto ad attenderlo all’uscita. Le mamme sono quelle più presenti (il 60%), seguite poi dai papà (il 21%), contro solo il 4% composto dai nonni.
La situazione è analoga per l’entrata in aula: solo il 43% viene accompagnato dai genitori, in particolare dalla madre (il 57%), ogni tanto dal padre (18%) e solo il 3% dai nonni.
Infine, gli studenti più indipendenti sono quelli del Centro Italia con un 70%, mentre quelli meno autonomi risultano essere quelli del Sud, con un 56%.

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