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Il caso Aquarius: ha ragione Salvini a voler chiudere i porti?

Aquarius sì o Aquarius no. Porti aperti o porti chiusi. Malta o Italia?
Il caos informativo intorno all’ultimo “tira e molla” fatto sulla pelle di esseri umani inermi è durato fin troppo. Un evento che sarà difficile da dimenticare soprattutto per il neo ministro dell’Interno, essendo questa la sua prima vera prova dal punto di vista istituzionale.
I fatti sono semplici e riassumibili in poche parole. Tra sabato e domenica la nave Aquarius, dedicata al salvataggio dei migranti e appartenente a SOS Méditerranée e Medici Senza Frontiere, salva 629 migranti. Tra questi ci sono 123 minori non accompagnati e 7 donne incinte. La nave fa quindi rotta verso la Sicilia, ritenendola il primo “porto sicuro” disponibile per far sbarcare le persone tratte in salvo. Il governo italiano nega il permesso di attraccare ai propri porti, chiedendo poi al governo di Malta di occuparsi della vicenda. Quest’ultima rifiuta, motivando la propria decisione dicendo che deve essere l’Italia a occuparsene anche in base al diritto internazionale. Nel mentre la nave continua a navigare in circolo nel tratto di mare tra Malta e Sicilia, con 629 persone a bordo (ben oltre le sue capacità di trasporto).

Ha ragione il ministro Salvini?

Il nuovo governo non hai mai fatto mistero sulla sua intenzione di assumere un approccio più duro nei confronti dell’immigrazione clandestina, come ripetuto in queste ore e supportato sui social con tanto di hashtag dedicato (#chiudiamoiporti) dal leader della Lega. «Nel Mediterraneo ci sono navi con bandiera di Olanda, Spagna, Gibilterra e Gran Bretagna, ci sono Ong tedesche e spagnole, c’è Malta che non accoglie nessuno, c’è la Francia che respinge alla frontiera, c’è la Spagna che difende i suoi confini con le armi, insomma tutta l’Europa che si fa gli affari suoi», ha scritto su Facebook, sottolineando che «da oggi anche l’Italia comincia a dire NO al traffico di esseri umani, NO al business dell’immigrazione clandestina». Non si fa mancare qualche dichiarazione riguardante Malta, vista anche la risposta ricevuta nei riguardi della nave Aquarius: «Il buon Dio ha messo Malta più vicino della Sicilia alla Libia. Non è possibile che risponda “no” a qualsiasi richiesta di intervento».
La posizione presa da Salvini, però, entra in conflitto con il diritto internazionale e, non secondaria, la realtà dei fatti.
Innanzitutto, essendo un’isola di superficie molto ridotta, Malta non è attrezzata per ricevere un simile quantitativo di persone, per non parlare della gestione delle richieste riguardanti la protezione internazionale. A questo proposito, la convenzione di Amburgo del 1979 (per dirne una) prevede che gli sbarchi debbano avvenire nel primo «porto sicuro» contando la prossimità geografica e il rispetto dei diritti umani. È solo per questo motivo che i migranti dovrebbero giungere in Italia e non a Malta, senza contare il fatto che quest’ultima sta comunque accogliendo un numero di migranti molto superiore all’Italia (in percentuale proporzionale alla popolazione autoctona).
Interessante anche l’art. 33 della Convenzione sullo status dei rifugiati (Ginevra, 1951) e il protocollo 4 che va a integrare, nel 1968, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo.
Quella di chiudere i porti, poi, sarebbe incompatibile con quanto previsto dal Testo Unico sull’immigrazione (1998) che regola ingresso, soggiorno e allontanamento dei migranti. L’art. 10 dice chiaramente che il respingimento di un essere umano può sì avvenire, ma non nei casi «previsti dalle disposizioni vigenti che disciplinano l’asilo politico, il riconoscimento dello status di rifugiato ovvero l’adozione di misure di protezione temporanea per motivi umanitari». I migranti della Aquarius faranno tutti domanda di asilo? Non possiamo ancora saperlo, ma essendo la cosa probabile non possiamo allontanarli. Nel caso in cui lo facessimo, la Corte europea dei diritti dell’uomo avrebbe piena facoltà per aprire un procedimento ai nostri danni.
Intanto, mentre urla e sbraiti stanno lasciando la strada al buon senso (soprattutto sui social), una nave con 629 persone a bordo continua a navigare in circolo in attesa di una risposta. La nostra.
 

Fonte: ilPost
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emanuelesecco

Dottore in Editoria e Giornalismo. Appassionato di scrittura, editoria (elettronica e digitale), social media, musica, cinema e libri. Viaggio il più possibile, ma Budapest è sempre nel cuore.

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