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La consegna del cittadino e il deficit probatorio

Dopo essere stato condannato a essere consegnato all’autorità belga per avere commesso quattro rapine, un soggetto ricorre in Cassazione. La sua censura di legittimità riguarda l’inosservanza o erronea applicazione della legge; a suo avviso la Corte territoriale ha omesso ogni dovuta verifica circa le condizioni carcerarie nello Stato di emissione e la loro compatibilità con i diritti fondamentali dell’individuo.
Alla luce della sentenza Vasilescu contro il Belgio e alla luce della dichiarazione pubblica del Comitato per la Prevenzione della Tortura del Consiglio di Europa, il ricorrente chiede di essere giudicato in Italia.
Per quali motivi la Corte territoriale aveva respinto il precedente ricorso?
Non solo le problematiche della Vasilescu contro Belgio sembravano essere circoscritte a due soli penitenziari e gradualmente bonificate; le fonti giornalistiche sugli scioperi reiterati dagli addetti carcerari erano considerate inattendibili e fuorvianti. Non per la Cassazione, però. Questa Corte infatti ha evidenziato come non sia bastevole richiedere generiche informazioni sulla situazione carceraria di uno Stato, al fine di evitare la sottoposizione a un regime carcerario inumano e degradante, ma sia anche necessario pretendere specificazioni precise sulla condizione del singolo carcerato interessato.
Pur non assurgendo al grado di sentenza-pilota, questa Corte rileva l’importanza di quanto enunciato dalla sentenza Vasilescu contro Belgio, rilevando un deficit probatorio nell’agire della Corte territoriale.
La sentenza n. 8916/2018 della Cassazione decide quindi l’annullamento con rinvio ad altra Corte territoriale.

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Michel Simion

Dottore in Giurisprudenza, Università degli Studi di Verona. Tesi in diritto costituzionale giapponese, appassionato di letteratura asiatica.

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