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Immigrazione: l’eccezione di Ceuta e Melilla

Esistono eccezioni allo spazio di libera circolazione europea?
Preso atto della volatilità degli accordi di Schengen, con sempre più Stati che decidono unilateralmente di chiudere le frontiere per far fronte all’attuale crisi migratoria, ci si chiede se sia possibile porre in essere un doppio binario giuridico all’interno dello stesso territorio sovrano.
Dando una rapida occhiata ai più recenti dati Eurostat, una grande eccezione si trova in Spagna, Stato che si colloca al quarto posto all’interno dell’Eurozona per numero di immigrati accolti nel 2015.
L’accordo di Schengen, il quale stabilisce all’art. 2 che «le frontiere interne possono essere attraversate in qualunque luogo senza che venga effettuato il controllo delle persone», si applica al territorio spagnolo dal 1996; la logica conseguenza dovrebbe essere la libera circolazione all’interno di tutta la Spagna.
In realtà le due exclaves spagnole in terra africana, Ceuta e Melilla, costituiscono una grande eccezione.
Diventate possedimenti spagnoli nel XVI secolo, esse hanno inizialmente assunto il ruolo di avamposto iberico in suolo africano, fino a diventare il collegamento tra Africa e Europa dopo l’adesione della Spagna all’Unione Europea.
Entrando nello specifico delle loro peculiarità, primariamente venne stabilito un trattamento privilegiato per i cittadini marocchini delle province di Tetuán e Nador, rispettivamente adiacenti ai confini territoriali di Ceuta e Melilla, esentandole dalla necessità di possedere un visto per entrare nelle due città spagnole.
In secondo luogo per gli altri marocchini fu previsto uno strumento del tutto nuovo, il visado limitado multiple, il quale permetteva loro di entrare nelle due exclaves ma non di accedere al restante territorio spagnolo.
Perché questa divergenza?
Essendo le città più meridionali dell’Unione Europea e trovandosi sul suolo africano, le città di Ceuta e Melilla sono letteralmente prese d’assalto da coloro che tentano di entrare in Europa, incuranti non solo delle numerose tragedie umanitarie ma anche  delle sistematiche violazioni dei diritti umani , soprattutto in luoghi come i Centros de Estancia Temporal de Inmigrantes, ossia i centri di prima accoglienza per quei “fortunati” che riescono a passare indenni la frontiera.
Tenuto conto che a Ceuta, nel solo 2017, sono stati registrati 26 tentativi  di scavalcamento del reticolato, c’è da chiedersi se il doppio binario giuridico sia davvero la scelta più adeguata a contrastare il flusso migratorio.

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Michel Simion

Dottore in Giurisprudenza, Università degli Studi di Verona. Tesi in diritto costituzionale giapponese, appassionato di letteratura asiatica.

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