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Una soluzione contro il bullismo? Telecamere nelle scuole

Come rispondere agli episodi di bullismo che imperversano nelle scuole italiane? Secondo alcuni professori la soluzione consisterebbe nel posizionare telecamere nelle aule.
È quanto si riscontra dal sondaggio lanciato dal gruppo Facebook Professioneinsegnante.it. Dai dati emerge che circa l’82% dei partecipanti (su un totale di un migliaio) ha risposto affermativamente, ma solo nel caso in cui i video possano essere visionati solo dalla magistratura e nel caso di denunce di fatti gravi. Spiega Salvo Amato, docente amministratore del gruppo: «Tra le motivazioni ne spiccano alcune interessanti. Per l’ok alle telecamere emerge la necessità di fornire uno strumento probatorio in quei casi gravi anche di denunce contro gli insegnanti, riferendosi ai maltrattamenti che spesso vengono denunciati e che il più delle volte si risolvono con esiti negativi. Per il ‘no’, qualche insegnante ribadisce la valenza educativa ed autorevole della figura del docente quale pubblico ufficiale che non dovrebbe avere la necessità di ricorrere ad uno strumento tecnologico per provare ciò che avviene in classe, sia pure un grave evento di violenza».
Il gruppo Professioneinsegnante.it era già salito agli onori di cronaca quando aveva lanciato una petizione – firmata da circa 86mila persone – nella quale si chiedevano norme affinché gli insegnanti fossero riconosciuti come pubblici ufficiali, che inasprissero le pene in caso di episodi di violenza conclamata e che tutelassero la libertà di insegnamento restituendo agli stessi insegnanti un ruolo di primo piano.
In realtà, come già fatto notare dalla Corte di Cassazione, l’insegnate è già un pubblico ufficiale, quindi tutelato da apposite norme del Codice Penale in caso di oltraggio. «È vero», afferma Salvo Amato, «ma nonostante tutto insegnanti e dirigenti non denunciano, cosa che sarebbe un atto dovuto. Per questo, nella petizione, abbiamo chiesto una sorta di dispositivo automatico di denuncia alle autorità in presenza di fatti gravi».
 

Fonte: Ansa.it

 

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