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Crollato il tetto della scuola: di chi è la colpa?

Fermo, Istituto Tecnico Montani. Pochi minuti prima dell’ingresso degli studenti, il crollo del soffitto.
Subito si apre la “danza delle responsabilità” e tutti si interrogano: la colpa di questa tragedia sfiorata, di chi è?
Alla magistratura inquirente spetta il compito di dare una prima risposta, che però arriverà solo all’esito di accertamenti tecnici assai complessi. Si dovrà quindi attendere il processo nei suoi vari gradi di giudizio per giungere alla verità.
Fintanto nessuno si assume la responsabilità di un fatto tremendo, che anzi tutti raccontano come assolutamente imprevedibile e quindi inevitabile. Però come è possibile che il soffitto di una classe sia venuto giù come nulla fosse, specie in una scuola che da poco era stata oggetto di verifica post terremoto?
Facile scoprire chi sono i responsabili della sicurezza strutturale degli edifici, basta porsi 4 domande elementari:

  1. chi è il proprietario dello stabile;
  2. dove si trova l’immobile;
  3. quale attività viene svolta nei locali;
  4. qual’è l’autorità preposta nell’emergenza a garantire l’incolumità pubblica?

Abbiamo così che

  1. trattandosi di un istituto di istruzione secondaria di II grado, la proprietà è della Provincia di Fermo e su questa grava quindi l’obbligo di interventi strutturali e di manutenzione necessari per assicurare la sicurezza dello stabile;
  2. l’immobile insiste nella Regione Marche, cui compete il finanziamento e la programmazione dei lavori pubblici di edilizia scolastica necessari all’adeguamento alle norme vigenti in materia di agibilità e sicurezza;
  3. l’insegnamento scolastico è attività lavorativa e pertanto compete al datore di lavoro, il dirigente scolastico, la messa in sicurezza dei lavoratori: questi deve valutare e monitorare i rischi dei luoghi di lavoro avvalendosi anche di un consulente responsabile del servizio di prevenzione e protezione dai rischi (RSPP);
  4. il Sindaco quale ufficiale di Governo deve prevenire ed eliminare i pericoli gravi che minacciano l’incolumità pubblica, quindi, previa comunicazione al Prefetto, può disporre con ordinanza contingibile e urgente la chiusura della scuola.

Ebbene nessuno di questi si è avveduto di nulla e il tetto dell’aula è crollato. Fortunatamente insegnanti e personale non docente e alunni sono tutti illesi, ma quando in gioco c’è la vita umana le misure di cautela devono essere massime e pertanto se non si era in grado di garantire un adeguato livello di sicurezza, l’attività scolastica andava interrotta. Accade così che ora ognuno di essi, nei limiti di competenza, potrà essere chiamato a rispondere del pericolo, che invece egli avrebbe dovuto percepire e potuto evitare.
Gli sviluppi della vicenda sono prevedibili. Il politico dirà che le responsabilità sono del dirigente tecnico dell’edilizia scolastica, cui compete la gestione amministrativa e sul quale egli ha fatto affidamento. Il dirigente dell’ente locale sosterrà le responsabilità del politico, colpevole di non avergli conferito effettivi poteri decisionali e di spesa da poter affrontare e risolvere il problema. Politico e dirigente sosterranno di non avere ricevuto richieste di intervento dalla scuola dove nel frattempo il dirigente scolastico avrà puntato l’indice sull’inerzia del responsabile della sicurezza, il quale si difenderà definendosi un semplice consulente, cui il datore di lavoro non ha delegato alcun potere di intervento in favore della sicurezza dell’istituto.
Tutti insieme infine cercheranno nel terremoto quell’evento di danno in atto il cui aggravamento è arrivato a causare il crollo del tetto, circostanza conseguente imprevedibile alla luce delle verifiche strutturali e delle certificazioni di agibilità rilasciate post sisma da professionisti esperti, sotto il controllo della direzione di comando della Protezione civile nazionale.
Occhi puntati allora sui tecnici rilevatori, i quali si difenderanno rappresentando di avere svolto correttamente il lavoro, senza omissione alcuna da ricondursi a colpa grave perché il sopralluogo doveva limitarsi a un’analisi a vista del quadro di danneggiamento in relazione alle caratteristiche costruttive di un immobile costruito secoli addietro.
Bella matassa da sbrogliare dunque prima di riuscire a individuare le eventuali responsabilità di qualcheduno.
Così se la magistratura non verrà a capo di nulla? Se nessuno verrà ritenuto colpevole?
Se nessuno pagherà per l’accaduto?
Semplicemente vorrà dire che avrà avuto ragione Petrax, vignettista dalla satira pungente: «La culpa? Tutta de li murato’ dell’Ottocento!»

avv. Andrea Agostini


Via Giotto n.44, Porto San Giorgio (FM)
Tel: 0734 671554

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