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Riforma del Codice Antimafia: tra speranze e perplessità

La riforma del Codice Antimafia in materia di beni confiscati approderà alla Camera lunedì 9 novembre. Frutto di due anni e mezzo di lavoro e della commistione tra una legge di iniziativa popolare forte di oltre 500mila firme (e supportata da CGIL, Libera e Avviso Pubblico) e del lavoro congiunto di Commissione Antimafia e Presidenza del Consiglio, il testo dovrebbe specificare le nuove misure di prevenzione qui esposte come sintetizzate dal relatore Davide Mattiello (PD):

  • una procedura per la confisca dei beni più rapida;
  • un regime più rigoroso al quale verranno sottoposti gli amministratori giudiziari, prevedendo un elenco puntuale di incompatibilità al fine di ottenere il massimo della trasparenza;
  • le aziende sequestrate disporranno di un fondo di garanzia per far fronte a debiti e investimenti a salvaguardia dell’occupazione, a patto che queste dimostrino di riuscire a stare sul mercato;
  • viene rafforzato il ruolo dell’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati, anche sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio.

Al di là dei pareri molto favorevoli, la CGIL si augura una rapida approvazione, non mancano i malumori da parte dei membri del Movimento Cinque Stelle in Commissione Giustizia e di alcuni membri dell’Antimafia. Tra questi ultimi Riccardo Nuti esprime alcune perplessità, tra cui la sua convinzione che con questo provvedimento non saranno snelliti i tempi. Nei fondi a disposizione delle aziende sequestrate c’è una formula magica, ‘piani di valorizzazione’, che consentirà agli amministratori di utilizzare fondi pubblici per qualunque cosa, senza limitazioni.
Tali perplessità non possono fare a meno di riferirsi al recente caso Saguto, sul quale oggi si esprimerà il CSM.
 

Fonti: Ansa.it, Repubblica.it
Foto: reporternuovo.it
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