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Cooperazione internazionale allo sviluppo: svelate le cifre

I fondi italiani per la cooperazione internazionale allo sviluppo utili a salvare le persone da povertà e miseria non vengono utilizzati per il loro scopo, anzi. È emerso infatti che questi fondi sono sfruttati anche nel settore militare per mantenere i migranti nel loro Paese.
L’ultimo finanziamento di cui si ha prova è quello di 2,5 milioni di euro stanziato dal ministero dell’Interno italiano alle autorità della Libia per migliorare la gestione delle frontiere e dell’immigrazione, insieme alla lotta del traffico di migranti e le attività di ricerca e soccorso.
La denuncia arriva direttamente dagli avvocati della sede romana dell’Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) i quali sono entrati in possesso di alcuni decreti di spesa, rimasti segreti fino a questo momento. Tutti questi documenti sono firmati da Pier Luigi Vignali, direttore generale del ministero, nell’ambito dei finanziamenti comunitari per il fondo fiduciario destinato all’Africa.
Nel conteggio dei fondi risultano 200 milioni di euro inseriti nella legge di bilancio dell’11 dicembre 2016. Secondo tale legge, sono soldi che dovrebbero essere utilizzati per interventi di cooperazione allo sviluppo, con «controllo e prevenzione dei flussi di migranti irregolari», dicitura aggiunta con un decreto attuativo emanato il 10 febbraio 2017 dal ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.
Giulia Crescini, avvocato dell’Asgi, spiega: «Dai decreti di finanziamento appare chiaro che ci sono delle violazioni di legge. C’è un vero e proprio sviamento di poteri. Questi fondi sono stati concessi dal ministero degli Affari esteri con una dotazione finanziaria di 200 milioni per il 2017 e inseriti nella legge di bilancio per interventi straordinari volti a rilanciare il dialogo e la cooperazione con i paesi africani d’importanza prioritaria per le rotte migratorie». «I decreti» continua Crescini «mostrano però chiaramente che i fondi sono stati utilizzati per altre finalità. Dalla fornitura e riparazione delle motovedette, all’addestramento della guardia costiera libica e tunisina». Conclude: «Ci sono condizioni affinché sia la Corte dei Conti, sia il Tar del Lazio, giudichino illegittimi i provvedimenti emanati».
Alcune cifre della mancata cooperazione italiana. Nella spesa per l’Africa prevista dalla Farnesina, 12 milioni di euro sono stati utilizzati per il supporto tecnico delle autorità della Tunisia (miglioramento gestione frontiere e immigrazione, rifornimento di decine di motovedette, nuovi mezzi terrestri per il pattugliamento costiero, completamento del sistema per il rilevamento di impronte digitali).
Altri 18 milioni sono stati destinati all’Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) per il programma rimpatri e sostegno alle comunità locali della Libia e 10 milioni di euro all’Alto commissariato Onu per i rifugiati.
Parlando nello specifico dell’utilizzo del denaro stanziato, è stato comunicato dal ministero che «13 milioni di euro sono stati erogati all’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, da destinare a progetti nelle zone ad elevato rischio socio-economico in Niger, per la realizzazione di un progetto Unicef per la protezione dei minori in Sudan; per i programmi di assistenza ai campi rifugiati in Etiopia». 15 milioni di euro andranno poi al partenariato Ue-Oim nella regione del Sahel e altri 50 milioni a sostegno del Niger.
 
Fonte: Asgi

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