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Cassazione: si inasprisce la pena per il reato di pedopornografia

Affinché il reato di produzione di materiale pedopornografico possa configurarsi non è più necessaria la diffusione di tale materiale. Lo hanno stabilito le Sezioni unite della Cassazione, andando a cambiare un orientamento in vigore dal 2000. Una svolta che senz’altro rende più semplice la repressione di tale attività, punita col carcere fino a 12 anni e fino a 240mila euro di multa.
L’udienza tenuta il 31 maggio è stato un vero punto di rottura rispetto al passato. Punibile, quindi, anche la sola detenzione del materiale incriminato, reato in passato sanzionato in maniera più lieve con la detenzione fino a 3 anni e con multa non inferiore ai 1.549 euro (i quali possono aumentare quando la quantità detenuta è considerevole).
Il motivo che ha portato le Sezioni Unite a una decisione simile è stato l’errore di fondo sul quale si basava la precedente norma, la quale presupponeva che lo sfruttamento o l’utilizzazione del minore presupponessero sempre un utilizzo esterno del materiale. Niente di più sbagliato, in quanto anche solo la relazione privata, anche in assenza di contatto fisico (art. 600 ter del codice penale), tra adulto e minore è da considerarsi «degradante e gravemente offensiva della dignità del minore in funzione del suo sviluppo sano e armonioso». Senza contare il fatto che la linea seguita finora non rispettava quanto ratificato dall’Italia con la convenzione di New York del 1991.

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