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Reddito di cittadinanza e quota 100

Il 17 gennaio 2019 il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto legge recante “Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni”, che innova il nostro ordinamento giuridico sotto due aspetti. Da una parte la novella normativa introduce il reddito di cittadinanza. Si tratta di un sussidio statale destinato a italiani o europei o stranieri residenti da almeno 10 anni con Isee inferiore a 9.360 euro o, mancando immobili e liquidità, inferiore a 6.000 euro, fino a integrazione di tali importi, che viene concesso al massimo per 18 mesi e secondo una misura determinata dalle caratteristiche del nucleo familiare (composizione, reddito, patrimonio).
Il sussidio è subordinato alla firma da parte di ciascun membro maggiorenne del nucleo familiare richiedente, disoccupato o non frequentante un corso di studi, di un piano che prevede programmi di formazione e riqualificazione e lo svolgimento di almeno 8 ore settimanali di lavoro socialmente utile alla collettività, secondo progetti comunali di carattere culturale, sociale, ambientale.
I datori di lavoro privati vengono incentivati ad assumere i percettori del reddito di cittadinanza attraverso il conseguimento di sgravi contributivi e la mancata accettazione di una proposta di lavoro se ricevuta dopo 12 mesi di sussidio o comunque il rifiuto al massimo di 3 offerte lavorative è causa di decadenza dal beneficio.
Dall’altra parte il decreto riforma il sistema di accesso alla pensione offrendo la possibilità ai dipendenti pubblici e privati con almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi, cosiddetta “quota 100”, di godere di un pensionamento anticipato rispetto al regime ordinario dettato dalla legge Fornero.
Si tratta di una sperimentazione corrente dal 2019 al 2021 con diversa decorrenza a seconda della data di maturazione dei requisiti di legge e della natura privata o pubblica del rapporto di lavoro.
Mi pongo due domande.
La prima. Siamo sicuri della sostenibilità nel tempo di 2 istituti giuridici assai onerosi per un Paese che solo nel novembre scorso ha segnato con 2.345 miliardi di euro l’ennesimo record di debito pubblico? Forse dopo le elezioni europee di maggio sarà già tempo di riforma.
La seconda. Rimettere il diritto al reddito di cittadinanza a un apprezzamento di congruità della proposta lavorativa è costituzionalmente legittimo? La legge ritiene congrua la proposta che sia coerente con le esperienze e le competenze maturate per un lavoro che non sia troppo distante dal domicilio e sia raggiungibile in tempi ragionevoli con mezzi di trasporto pubblico. Bene, ma quando si è disoccupati e si vive una difficoltà tale da avere bisogno di un sussidio pubblico per sopravvivere, forse è il caso di apprezzare il lavoro come tale, pure non in linea con le proprie aspettative e magari fuoriporta.
Principio primo della nostra Costituzione è infatti che l’Italia è fondata sul lavoro, senza aggettivo alcuno, che altrimenti è breve il passo dalla solidarietà al parassitismo.
Vuoi mettere però l’efficienza dei trasporti pubblici di Milano e Torino con l’inefficienza di quelli di Roma e Catania?

avv. Andrea Agostini


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Tel: 0734 671554

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